Che sarà un cucchiaio..

Avevo usato queste posate anni dopo che le aveva acquistate mio papà quando avevano dismesso la mensa aziendale. Per attrezzare la mia prima cucina quando avevo affittato una improbabile casa in una inculoalmondo frazione per non cumulare il mio reddito con quello di mio padre, perché i miei fratelli andavano ancora all’università.

Erano della fabbrica dove aveva lavorato per una vita, la Procond,  che ci ha dato da mangiare non solo in senso lato …

Nei vari traslochi sono rimaste mescolate ad altre. E quando mi capitano in mano, per un attimo,  lo ricordo.

Mi ricordano anche un periodo nel quale per i miei la fine del mese era un momento complicato.

Ed in qualche modo mi rendo conto che sono fortunato… E non solo perché tocco ferro….

Fa che non diventi un artista!!!!

Il mio professore di latino e greco diceva che un grande poeta o pittore potevano solo essere persone che tanto avevano sofferto e per la loro arte attingevano a questa sofferenza che le estraniava dagli altri. Oppure l’arte poteva derivare dalla pazzia che fa vedere il mondo e le situazioni in modo diverso ed originale.

Ed io intanto dal penultimo banco mettevo una X sul  “mestiere” di artista tra ciò che avrei voluto fare da grande.

Chi sarà?

Piccola collezione in divenire di pittrici della diaspora istriana o comunque triestine. Pezzi dal valore commerciale molto modesto ma che nascondono storie di riscatto tramite l’arte. Trovo online un quadro di una artista di Trieste, Marina Flaugnatti. Spesso chi è ritratto rimane sconosciuto ma con qualche ricerca scopro che la Marina faceva parte di un circolo a cui partecipava un’altra pittrice originaria di Pola. Siamo prima del 1910. La vita di quest’ultima trascorse tra Trieste, Monaco di Baviera, Parigi e Milano. Ritratta dal primo rappresentante del circolo triestino Carlo Wostry e da Gabriele Münter a Monaco ad un tavolo assieme a Kandinsky. Il ritratto di Wostry e foto dell’ epoca fanno pensare proprio ad Erma Bossi (nome italianizzato di Erminia Bosich). Il quadro sarebbe da restaurare, intanto lo conservo per i posteri. Inizialmente mi aveva colpito per l’orecchino la cui luminosità era ripresa dalla sobria ma elegante cornice.

Turbamenti

Giuro!

Da adolescente non ho mai provato turbamenti, né per le difficili prove alle quali un Liceo Classico di città sottoponeva un “montanaro”, né per amori non corrisposti, né per senso di inadeguatezza verso i compagni sicuramente più dotati di me in soldi, intelligenza e bellezza.

La mia superficialità mi ha privato di struggenti sfumature sentimentali e profonde riflessioni ontologiche, ma ha evitato queste mi provassero.

Giuro!

Io cerco di sintonizzarmi con i miei figli, con le loro problematiche. Ma non ci riesco completamente. Non comprendo come degli eventi che considero aleatori possano condizionare tanto.

Giuro … Mi dispiace